Che settimana! #50/23
Via libera dell'Europa ai negoziati per l'ingresso di Ucraina e Moldavia | Appello di Zelensky al Congresso Usa sugli aiuti militari | Accordo sul clima alla Cop28 | Fed, Bce e BoE: tassi invariati
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I fatti della settimana
Le sette notizie degli ultimi sette giorni da conoscere per non perdere il filo.
1️⃣ Svolta europea
Il Consiglio europeo iniziato ieri a Bruxelles ha deciso di aprire i negoziati di adesione con l'Ucraina e la Moldavia. Il via libera è stato favorito dalla decisione del premier ungherese Viktor Orbán di lasciare l’aula nel momento della votazione senza porre il veto, come paventato nelle ultime settimane. Alla Georgia è stato concesso lo status di Paese candidato, invece la decisione sulla Bosnia-Erzegovina arriverà a marzo (Sky TG24). Rimandato, proprio per l’opposizione di Orbán, l’accordo sulla revisione del bilancio Ue e sugli aiuti a Kiev di cui si discuterà a gennaio 2024 (Reuters). Mercoledì Budapest aveva ottenuto lo sblocco di 10,2 miliardi di euro dei fondi strutturali congelati a causa del mancato rispetto delle norme sullo Stato di diritto (Politico).
2️⃣ Aiuti in stallo
Ricevendo alla Casa Bianca l'omologo ucraino Volodymyr Zelensky, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiesto al Congresso di approvare il pacchetto che comprende gli aiuti a Kiev e ha annunciato altri 200 milioni di dollari all'Ucraina (Cnn). Negli Usa Zelensky ha incontrato anche alcuni membri del Congresso, trovandosi però di fronte l'indisponibilità dei Repubblicani a sostenere il pacchetto di aiuti senza avere in cambio concessioni sul fronte della sicurezza interna e dell'immigrazione (Guardian).
3️⃣ Divergenze tra alleati
Biden ha detto che il premier israeliano Benjamin Netanyahu deve cambiare la posizione ultra-conservatrice dell'esecutivo che esclude la soluzione dei due Stati, sostenendo poi che il suo governo sta perdendo il consenso internazionale per i bombardamenti indiscriminati su Gaza (Cnn). Con 153 voti a favore su 193, l'Assemblea generale dell'Onu ha approvato una risoluzione non vincolante per un cessate il fuoco umanitario a Gaza, facendo emergere il crescente isolamento degli Usa e di Israele che hanno votato contro (Ap).
4️⃣ Segnali da Varsavia
Donald Tusk è il nuovo premier della Polonia, nove anni dall'ultima volta e quasi due mesi dopo la vittoria della sua coalizione alle elezioni legislative. Il leader pro-Ue è stato indicato dal Sejm, la Camera bassa del Parlamento polacco, dopo che il primo ministro uscente, l'esponente ultraconservatore del PiS Mateusz Morawiecki, non ha ottenuto la fiducia per un nuovo mandato (Euronews).
5️⃣ Migranti e governi
Con 313 voti a favore e 269 contrari la Camera dei Comuni britannica ha dato il via libera al Piano Ruanda per la deportazione di migranti nel Paese africano, su cui il premier Rishi Sunak si giocava il suo futuro politico. Una fronda di deputati conservatori ha però scelto di astenersi (The Independent), mettendo in luce le divisioni tra i Conservatori. L'Assemblea nazionale francese ha bocciato, senza neppure discuterla, la nuova legge sull'immigrazione sponsorizzata dal presidente Emmanuel Macron, che prevede una serie di limitazioni ai diritti dei migranti (Le Monde). L’esecutivo insiste per trovare un compromesso (France 24).
6️⃣ Accordo sul clima
Dopo due settimane di negoziati, i Paesi partecipanti alla Cop28 di Dubai hanno trovato un accordo sulla "transizione dai combustibili fossili" - "transition away" - nei sistemi energetici per arrivare alle emissioni zero nel 2050. Per la prima volta viene esplicitato il riferimento a tutti i combustibili fossili (Nyt). L'accordo è però frutto di un compromesso e non include nel linguaggio un impegno esplicito all'eliminazione graduale - "phase out" - dei combustibili fossili, auspicato sia dall'Unione europea e dai Paesi più esposti al cambiamento climatico (Guardian).
7️⃣ Tassi fermi (per poco)
La Federal Reserve, la Bce (Reuters) e la Bank of England (Guardian) hanno deciso di mantenere i tassi di interesse invariati nella riunione di dicembre. La banca centrale statunitense ha lasciato aperte le porte a eventuali tagli ai tassi di interesse nel 2024, che potrebbero essere tre (Bloomberg). Il presidente della Fed, Jerome Powell, ha detto però che "non è garantita" la continuazione del trend dell’inflazione verso il basso (Il Sole 24 Ore).
Buone letture
Per finire in bellezza, perché la vita non è solo “hard news”, il nostro approfondimento domenicale in omaggio per te.
*️⃣ Capelloni populisti
Geert Wilders e Javier Milei sono alla ribalta: mentre il nazionalista anti-migranti olandese, arrivato primo alle elezioni di fine novembre, aspira al governo e l’anarco-capitalista argentino si insedia (oggi) alla Casa Rosada, a correre tra L’Aia e Buenos Aires è anche un altro filo rosso, intrecciato nelle rispettive, improbabili e arruffate acconciature, presto diventate materiale per meme sui social. Il populismo è tutta una questione di capelli, ricostruisce il Guardian, ricordando come la pettinatura scapigliata e anticonformista è stata trasformata in una dichiarazione di teatrale moda politica non solo dai due outsider adesso sulla soglia del potere, ma già da leader fuori dagli schemi come l’ex premier britannico Boris Johnson e l’ex (e aspirante futuro) presidente Usa Donald Trump. La descrizione del ciuffo del magnate repubblicano, in particolare, è diventata quasi un genere letterario a sé (Washington Post).
Dimmi come ti pettini e ti dirò chi sei Archiviate, con l’Illuminismo, le parrucche, la ricomparsa di acconciature corte e ordinate tra gli uomini (all’epoca erano solo loro) di Stato rievocava l’ideale classico greco-romano, e si è progressivamente caricata di richiami all’ordine e all’inflessibilità che ne hanno fatto uno status symbol del campo conservatore. L’estetica eccentrica e dirompente è rimasta, così, ad appannaggio della sinistra, racconta El País, prima di un’inversione di rotta che oggi la rende, invece, l’icona di una destra individualista, arrembante e sovversiva, che si pone in opposizione alla borghesia e, al tempo stesso, ne vuole essere una vana riaffermazione. Di fronte ad agende populiste che tendono ad essere sommarie su programmi e ricette concrete, carisma e performance finiscono, prosegue il Guardian, per assumere un rilievo ancora maggiore.
Personalità straripanti Se la fantasia va al potere, anche la capigliatura diventa manifesto politico; strumento - concordano gli spin doctor - utile a creare un “brand” riconoscibile anche da quegli elettori che non si interessano al dibattito e all’approfondimento, ma sono attratti dall’immagine esagerata del capo. Insomma, è la continuazione della politica con i mezzi del marketing sfruttata dai “capelloni” che tagliano i ponti “con una destra rigida, borghese e bacchettona” e cavalcano l’onda emotiva, scrive Rivista Studio. Lo fanno sfruttando, nel rapporto con l’opinione pubblica, i meccanismi nebulosi della dissonanza cognitiva, cioè la sensazione per cui la complessità in cui viviamo fa sì che le nostre convinzioni finiscano in contrasto tra loro.
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