Che settimana! #25/24
Il Parlamento approva la legge sull'autonomia differenziata | Procedura Ue per deficit eccessivo per l'Italia | Nato, Rutte sarà il nuovo segretario generale | L'alleanza tra Putin e Kim
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I fatti della settimana
Le sette notizie degli ultimi sette giorni da conoscere per non perdere il filo.
1️⃣ Un’Italia diversa
La Camera ha approvato definitivamente la legge sull'autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario (Pagella Politica). Le nuove norme sono però contestate dalle opposizioni, che hanno annunciato una raccolta firme per il referendum abrogativo, e sono criticate anche da esponenti di Forza Italia (Ansa). Prosegue anche il percorso parlamentare del disegno di legge costituzionale sul premierato: dopo l’approvazione al Senato, il testo andrà ora alla Camera (Il Sole 24 Ore).
2️⃣ (In)decisioni europee
Mercoledì la Commissione europea ha raccomandato l'apertura della procedura per deficit eccessivo per Italia, Francia, Belgio, Polonia, Slovacchia, Ungheria e Malta. Le vulnerabilità principali per i nostro Paese restano l'elevato debito pubblico e la crescita debole (Ansa). Lunedì sera, invece, l’incontro informale dei capi di Stato e governo dei 27 Paesi Ue sulle nomine per i prossimi leader delle istituzioni europee, si è concluso senza accordo: Ursula von der Leyen, candidata del Ppe per la guida della Commissione europea, resta in bilico. Roberta Metsola è, invece, favorita per la riconferma alla guida dell’Europarlamento (Repubblica). L'Italia di un incarico di commissario di peso che rivesta anche l'incarico di vice-presidente della Commissione (La Stampa).
3️⃣ Cambio della guardia
Il primo ministro uscente dei Paesi Bassi Mark Rutte sarà il prossimo segretario generale della Nato, dopo il ritiro della candidatura da parte del presidente romeno Klaus Iohannis. Il mandato inizierà formalmente il 1° ottobre (Guardian) e potrebbe presentare questioni complesse come il possibile ritorno di Donald Trump alla presidenza degli Usa e la potenziale offensiva invernale russa in Ucraina (Politico).
4️⃣ C’è chi dice no
La conferenza di pace sulla guerra in Ucraina, organizzata in Svizzera, si è conclusa con una rottura da parte di 12 dei 93 Paesi partecipanti, tra cui Brasile, India, Sud Africa, Messico e Arabia Saudita, che non hanno firmato la dichiarazione finale, nella quale si riafferma la necessità di mantenere l'integrità territoriale del Paese (Guardian). Il G7, riunito in Puglia lo scorso fine settimana, ha annunciato l’accordo sul piano di aiuti da 50 miliardi di euro per Kiev, finanziato dagli extraprofitti sui beni russi congelati. A seguire, gli Usa hanno deciso di dare priorità alla consegna di missili Patriot a Kiev, rallentando gli ordini destinati ad altre nazioni (Nyt). L'Ue, infine, ha stabilito nel quattordicesimo pacchetto di sanzioni contro Mosca, che i Paesi membri non potranno rivendere il gas naturale liquefatto russo (Euronews).
5️⃣ Amici dell’Est
Il presidente russo Vladimir Putin ha visitato la Corea del Nord, firmando un accordo di alleanza con il leader Kim Jong Un per fornirsi assistenza reciproca in caso di aggressione (Guardian). Putin ha poi proseguito il suo viaggio in Vietnam, con il quale - a dispetto delle critiche arrivate dagli Stati Uniti ad Hanoi - l’intenzione sembra essere quella di rafforzare il legame tra i due Paesi (Bbc).
6️⃣ Scontro sui diritti
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha sciolto il gabinetto di guerra creato in seguito all'attacco di Hamas del 7 ottobre. Si tratta di una decisione attesa, dopo le dimissioni dei centristi Benny Gantz e Gadi Eisenkot, avvenute la scorsa settimana (Ap). Sul fronte militare la settimana è stata segnata da crescenti timori di un’estensione del conflitto con Hezbollah in Libano, specie dopo che martedì l’esercito israeliano ha annunciato di aver approvato i piani operativi per un'offensiva in Libano (Times of Israel) e il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha dichiarato che una decisione su una guerra totale con la milizia filo-iraniana è imminente (Guardian).
7️⃣ La più preziosa
Nvidia, società californiana produttrice di microchip, è diventata martedì l’azienda quotata con il maggior valore al mondo, pari a 3,34 trilioni di dollari, superando Apple e Microsoft. La ragione di questo è record è la domanda crescente di chip per i sistemi di intelligenza artificiale (Bbc).
Buone letture
Per finire in bellezza, perché la vita non è solo “hard news”, il nostro approfondimento domenicale in omaggio per te.
*️⃣ Un frutto insostenibile
L’avocado, frutto conosciuto già al tempo di Maya e Aztechi, è considerato l’”oro verde” del Messico. La coltivazione intensiva, localizzata perlopiù nello Stato del Michoacán - la più importante regione al mondo con quasi un terzo dell’offerta globale e circa il 90% del consumo annuale degli Stati Uniti - sta però causando dei significativi danni per l’ambiente, dalla deforestazione all’enorme consumo di acqua con conseguenze anche per l’approvvigionamento delle comunità locali (The Conversation). Per far crescere uno di questi frutti, serve infatti una quantità d’acqua 12 volte superiore a quella necessaria per un pomodoro.
Contro i cartelli Il controllo delle risorse naturali si è fatto sempre più violento e il business multimiliardario è finito nelle mani dei cartelli locali. Dieci anni fa, molti coltivatori misero in piedi una risposta para-militare fatta di ronde armate di auto-difesa contro i soprusi dei cartelli (Bbc), riuscendo a contrastare il fenomeno criminale (Npr). Ma tra le comunità del Michoacán c’è anche chi ha deciso di andare controcorrente e intraprendere altre strade, provando a invertire del tutto la tendenza dello sfruttamento dell’avocado.
Esperimenti eco-democratici La città di Cherán - racconta un lungo reportage del Guardian che riprende una precedente inchiesta uscita su Harper’s - ha arrestato l’avanzata del fenomeno fino a mettere del tutto al bando la coltivazione dell’avocado. Tredici anni anni fa, i suoi abitanti impedirono con un’azione di resistenza “eco-democratica” l’abbattimento delle foreste autoctone per far posto alle piantagioni intensive, prima di prendere in mano il governo locale rimpiazzandone tutte le funzioni (Ap), compresa quella di polizia, e fino a ricevere il riconoscimento come entità amministrativa autonoma in base all’autodeterminazione delle comunità indigene prevista dalla Costituzione messicana. Seppur con alcune differenze, il modello di autogoverno è oggi replicato anche da altre città dell’area.
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