Che settimana! #12/24
Usa e Ue spingono per una tregua a Gaza | Intesa di massima tra leader europei sugli extraprofitti russi | 7,4 miliardi di euro di aiuti dall'Ue all'Egitto | Gli Stati Uniti fanno causa ad Apple
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I fatti della settimana
Le sette notizie degli ultimi sette giorni da conoscere per non perdere il filo.
1️⃣ Pressioni per una tregua
Gli Stati Uniti chiederanno oggi al Consiglio di Sicurezza dell'Onu di esprimersi su una loro bozza di risoluzione per un cessate il fuoco immediato a Gaza per proteggere i civili e portare aiuti nella Striscia e per un accordo sulla liberazione degli ostaggi (Ap). Per la prima volta una tregua umanitaria è stata invocata all'unanimità anche da tutti i leader dell'Ue (Euronews). Proseguono intanto i negoziati per il cessate il fuoco tra Israele e Hamas con il segretario di Stato Usa Antony Blinken che questa settimana ha visitato Arabia Saudita, Egitto e oggi è atteso in Israele (Reuters).
2️⃣ Consiglio di guerra
Il Consiglio europeo, che terminerà oggi a Bruxelles, ha raggiunto un accordo di principio sull'uso degli extra profitti derivanti dal congelamento degli asset russi per rifornire l'Ucraina di equipaggiamenti militari. La cifra complessiva si aggira sui tre miliardi di euro, di cui il primo potrebbe essere destinato a Kiev già entro luglio (Guardian). I leader Ue sembrano però ancora distanti sull'emissione di eurobond per finanziare il settore della Difesa (Corriere).
3️⃣ Un voto scontato
Il presidente russo Vladimir Putin ha vinto le elezioni in Russia con l’87,8%, il risultato più alto di sempre nella storia post-sovietica del Paese. Putin rimarrà in carica per altri sei anni, superando Joseph Stalin come leader più longevo della storia della Russia. L’affluenza alle urne ha raggiunto il 74,22%, superando il 67,5% registrato nel 2018 (Reuters). Nell’ultimo giorno delle elezioni migliaia di persone hanno partecipato alla protesta pacifica “Mezzogiorno contro Putin”, indetta da Alexei Navalny prima di morire, annullando la propria scheda elettorale o scrivendo il nome di un altro candidato (Nyt).
4️⃣ Patti rischiosi
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, in Egitto insieme ad alcuni leader europei tra i quali la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, ha annunciato che Bruxelles stanzierà un nuovo pacchetto di aiuti da 7,4 miliardi di euro volto a sostenere l’economia del Paese ed evitare un'altra crisi migratoria. L’accordo segue il solco tracciato da quelli stipulati con la Tunisia e la Mauritania (Guardian). Dei fondi, che saranno erogati in tranche tra il 2024 e il 2027, 200 milioni andranno alla gestione delle migrazioni. Secondo quanto riportato da Politico, l’Ue dovrebbe firmare nei prossimi mesi un accordo anche col Marocco.
5️⃣ Passo indietro
Il primo ministro irlandese Leo Varadkar ha annunciato a sorpresa le sue dimissioni dall'incarico, per ragioni "personali e politiche" (Bbc). Varadkar si è dimesso anche dalla carica di capo del partito Fine Gael, attualmente al potere (Guardian). I leader dell'opposizione sono uniti nella richiesta di elezioni anticipate (Irish Times). Simon Harris, attuale ministro dell'Istruzione irlandese, è il principale candidato per sostituirlo (Guardian).
6️⃣ Svolte e no
La Bank of Japan ha ufficialmente posto fine alla politica di tassi d'interesse negativi nella riunione di marzo, aumentando i tassi per la prima volta in 17 anni (Cnn). Nella riunione di politica monetaria di marzo, la Federal Reserve ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse ma prevede almeno tre tagli nel 2024 (Reuters). La Bank of England ha deciso di mantenere i tassi di interesse invariati, anche se pare più vicino un taglio nei prossimi mesi (Cnbc).
7️⃣ La Mela nel mirino
Il Dipartimento di Giustizia Usa e altri 16 procuratori generali hanno fatto causa ad Apple accusandola di aver creato di fatto un monopolio nel settore degli smartphone (Ap).
Buone letture
Per finire in bellezza, perché la vita non è solo “hard news”, il nostro approfondimento domenicale in omaggio per te.
*️⃣ Squilibri musicali
Recentemente diversi gruppi indipendenti spagnoli sono stati rimossi da Spotify e da altre piattaforme di streaming musicale dal loro distributore digitale, Altafonte, a causa delle scarse riproduzioni. La decisione sembra rispondere alla nuova politica di Spotify che dal 2024 ha stabilito che non pagherà più le royalties per i brani con meno di 1.000 riproduzioni in un anno. Un rapporto di Luminate del 2023 ha rivelato che l’82,7% dei brani in streaming ha ricevuto meno di 1.000 riproduzioni e, sorprendentemente, quasi il 25% non ne ha avuto nemmeno una (El País).
Oltre i numeri Il sistema delle royalties di Spotify da sempre premia maggiormente gli artisti più famosi, mentre gli altri guadagnano solo pochi spiccioli. Questo perché il denaro degli ascoltatori va in un gigante contenitore ed è distribuito agli artisti in base alla loro quota di stream totali sull'intera piattaforma. Uno squilibrio che, negli anni, ha portato sul piede di guerra molti piccoli artisti (Guardian) secondo i quali questo sistema continuerà a premiare la musica più popolare. Un’alternativa a questo meccanismo invece potrebbe essere l’adozione di un modello incentrato sull’utente in cui il pagamento di ciascun abbonamento è suddiviso proporzionalmente tra i brani ascoltati dall'individuo (Guardian).
Quanto rumore Con la costante crescita del catalogo musicale, si prevede che le canzoni non ascoltate in streaming raggiungeranno i 100 milioni entro il 2028 e le piattaforme dovranno trovare dei metodi efficaci per individuare e distinguere la musica generata dall'AI che sta già inondando i loro cataloghi creando ulteriori squilibri (Forbes). La sfida che si trovano ad affrontare Spotify e le altre, scrive El País, sarà quella di bilanciare l’offerta di un ampio catalogo con la necessità di garantire un reddito equo agli artisti e mantenere la sostenibilità economica. I correttivi applicati finora non sembrano rispondere adeguatamente.
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